Segnalazione Sice Le Bambole Non Hanno Diritti Di Fernando Santini

Segnalazione Sice Le Bambole Non Hanno Diritti Di Fernando Santini

Oggi splendori ho il grandissimo piacere di parlarvi di un romanzo tutto made in Italy, scritto da un autore che merita tanto. Sto parlando proprio di 'Sice. Le Bambole Non Hanno Diritti' di Fernando Santini. Pronti? Andiamo..


Sice. Le Bambole Non Hanno Diritti

Titolo: Sice. Le Bambole Non Hanno Diritti
Autore: Fernando Santini
Editore: Dark Zone
Genere: Gialli
Data di uscita: 25 Novembre 2017
Prezzo ebook: 2,49 € | Link acquisto Amazon
Prezzo cartaceo: 14,99 € | Link acquisto Amazon

Il Vice Questore Marco Gottardi ha avuto un passato importante nei reparti operativi della Polizia di Stato. Dopo aver vissuto sulla sua pelle la violenza della lotta alla criminalità si è ritirato a gestire un tranquillo commissariato romano. La sua esperienza e la sua capacità di gestione dei propri uomini non possono, però, essere sprecate. È a lui che i vertici del ministero degli Interni affidano il comando di una nuova unità: la Squadra Investigativa Crimini Efferati. La prima indagine in cui la Squadra sarà coinvolta riguarderà la morte di un regista cinematografico, forse collegata all'uccisione di un adolescente il cui corpo, orrendamente torturato, è stato ritrovato alla foce del Tevere. Nel corso della propria azione investigativa, la S.I.C.E. troverà un alleato, anche se non particolarmente gradito al Vice Questore Gottardi: un'organizzazione segreta denominata ARCO, i cui membri hanno deciso che il fine giustifica i mezzi e che quindi si può usare la violenza per far trionfare la giustizia.


estratti

La folla dei curiosi assiepata sulle rive del fiume che attraversa Roma cerca di capire cosa stiano facendo gli uomini in divisa che, a bordo di due imbarcazioni, stanno esplorando un tratto vicino al porto dell’Isola Sacra. In acqua una coppia di sommozzatori sta lavorando intorno a un oggetto che, dalla riva, appare indistinto. 
«Commissario ci hanno comunicato che lo hanno agganciato. Tra cinque minuti lo potremo issare a bordo», dice un uomo in tenuta da marinaio.
«I sommozzatori hanno confermato che si tratta di un corpo?»
«Sì. È di sicuro un corpo.»
«Comandante faccia predisporre un telone che nasconda il cadavere.»
«Certo, ci avevo già pensato.»
«Cerchiamo di non dare troppe informazioni», dichiara il Commissario prendendo in mano il suo Smartphone. «Beltrami, sono Nardini. Mi hanno confermato che si tratta di un cadavere. Gli uomini della Capitaneria dovrebbero recuperare il corpo tra cinque minuti, poi ci dirigeremo verso di voi per sbarcare. Predisponga un cordone intorno all’ambulanza. Voglio che i curiosi rimangano ad almeno trenta metri dal punto del nostro sbarco.»
«Perfetto Commissario, eseguo», risponde il suo interlocutore.
«Dottor Nardini, stiamo issando il corpo a bordo», lo informa il Comandante della motovedetta.
«Arrivo», dichiara il poliziotto chiudendo la telefonata.
Le persone a bordo dell’imbarcazione osservano in silenzio l’operazione che porta sul ponte della nave un involucro di canapa.
«Il corpo è all’interno», dichiara uno dei sommozzatori.
«È sicuro che si tratti di un essere umano e non di un animale? domanda il Commissario.
«Sì.»
«Va bene. Evitiamo di rompere l’involucro. Saranno gli uomini della Scientifica a procedere con l’apertura del sacco. Ora portatemi a terra. Dobbiamo trasferire il corpo in un posto adeguato per le prime indagini», dice rivolgendosi al Comandante della motovedetta.
«Commissario, procediamo subito a condurvi al luogo dello sbarco.»
Una volta arrivati, gli uomini della capitaneria depositano il sacco contenente il cadavere all’interno dell’ambulanza che, lentamente, parte in direzione dell’istituto di medicina legale. Nardini segue il mezzo a bordo della sua autovettura.
«Ragazzi credo si tratti di una brutta storia», dichiara rivolgendosi agli uomini all’interno della volante.
«Perché?» domanda un agente.
«Si tratta sicuramente di un bambino. Anche attraverso il sacco si poteva capiva che i resti non sono di un uomo. Troppo minuti, troppo piccoli…» risponde il Commissario che, intanto, si è acceso una sigaretta e cerca conforto nel tabacco aspirato con avidità.


Marco Gottardi, appena arrivato al quarto piano, viene subito condotto nell’ufficio del suo superiore.
«Salvatore buongiorno», esordisce entrando nella stanza.
«Marco ciao. Siediti e prendi questo fascicolo», gli dice il Questore andandogli incontro e porgendogli una cartellina.
«Di che si tratta?»
«Del vostro primo caso.»
Marco apre la cartellina e inizia a leggere il rapporto, quindi alza il viso e guarda l’altro.
«Faccenda brutta.»
«Molto brutta. Quel bambino è stato torturato prima di morire. I primi accertamenti della Scientifica hanno evidenziato percosse violente, al punto da rompere delle ossa, e lacerazioni da arma da taglio. In definitiva si sono accaniti su di lui prima di ucciderlo.»
«Hanno scoperto le cause della morte?»
«Soffocamento, ma ti invito a passare da loro per i particolari e per farti dare il rapporto dettagliato. Quello che hai trovato nella cartellina è solo una sintesi che ho richiesto per illustrarti il caso.»
«Inquietante il particolare delle mani…»
«Hai ragione. Secondo me gliele hanno amputate per evitare un suo riconoscimento.»
«Temevano che il corpo venisse ritrovato.»
«È anche la mia supposizione. È probabile che abbiano dovuto sbarazzarsi in fretta del corpo e forse temevano che il fiume, presto o tardi, ce lo avrebbe restituito.»
«Amputare le mani per evitare un riconoscimento significa che pensavano che noi avessimo in archivio le sue impronte digitali.»
«Esatto, e noi sappiamo in quali casi le impronte vengono prese a un minore.»
«Sì, le prendiamo ai clandestini. Ma perché pensate che questo sia un caso che deve coinvolgere la mia squadra?»
«Immagina l’effetto mediatico della notizia. Abbiamo un minorenne seviziato e ucciso, a cui sono state tagliate le mani e, infine, buttato nel Tevere. Ci sono almeno tre elementi per alimentare la morbosità dei giornalisti. Per l’opinione pubblica, se non troviamo in fretta i responsabili, alimenteremo la paura sulla sorte dei minori e sulla nostra incapacità di gestire i piccoli clandestini.»
«Capisco. Attiverò i miei uomini. Hai già fatto avvisare il Commissario che ha seguito il caso?»
«Sì. Lui e la scientifica attendono una tua visita.»
«Perfetto, se non hai altro da dirmi, mi muovo subito», afferma Marco alzandosi.
«Vai e tienimi informato», gli dice il Questore alzandosi a sua volta e accompagnandolo alla porta.
Mentre si dirige, a passo svelto, alla sua auto, Marco prende il proprio Smartphone e compone un numero.
«Che ti ha detto il Questore?» si sente rispondere.
«Ci è stato assegnato il primo caso ed è una cosa pesante, Vincenzo. Io sto andando alla Scientifica. Tu raggiungimi lì insieme a Davide e Teresa. Predisponi la Squadra per un briefing per oggi pomeriggio alle 15.»


«Ragazzi abbiamo verificato se esistessero casseforti nascoste, abbiamo cercato nelle cornici dei quadri e nei libri se esistessero degli scomparti segreti. Abbiamo rovistato nella cassetta del WC e all’interno del forno della cucina. In definitiva ci sono altri posti usati dagli scrittori di spionaggio, che ci stiamo dimenticando?» Sbotta Rita dopo circa un’ora passata a rovistare nella casa di Guglielmo Pieretti.
«In effetti non mi viene in mente nulla», dichiara Marco che si sta convincendo che l’uomo non abbia tenuto nulla di compromettente o riservato in quella casa.
«Capo, posso prendere un suggerimento dalla nonna, invece che dagli eredi di Ian Fleming?» domanda Guido.
«Marco dammi il permesso e io lo fulmino su due piedi. Negli ultimi dieci minuti ha smesso di aiutarci e si è messo a guardare le porte. Cos’è? Devi ristrutturare casa o hai finalmente deciso di cambiare lavoro?» Commenta Rita che si avvicina con fare minaccioso al collega. 
«Lascialo stare. Ora come ora ho bisogno di una sua battuta per sollevarmi il morale», dice Marco.
«Allora, mia nonna diceva sempre che l’invisibilità è possibile. Basta mettere una cosa al centro dell’attenzione per nasconderla alla vista.»
«Che cazzo vuol dire?» sbotta Rita esasperata.
«Mia nonna aveva paura dei ladri, ma amava anche tenere in casa i suoi preziosi, che avevano un valore affettivo superiore a quello economico. E lei aveva piacere, di tanto in tanto, di vederli, di toccarli. I ladri entrarono in casa sua tre volte e non riuscirono mai a trovare i gioielli.»
«E dove li aveva nascosti?» domanda Rita.
«Aveva fatto intagliare il bordo di una porta a mio nonno ricavandone uno scomparto segreto che poteva contenere la sacca con i gioielli. La porta, a chi la guardava senza conoscere il segreto, sembrava consumata in modo naturale, ma in realtà, se uno sapeva dove guardare, poteva osservare una lieve discontinuità nel bordo e avrebbe potuto farsi venire dei sospetti.»
«Ed è per questo che stai guardando da dieci minuti le porte di questa casa?» 
«Sì, Angela, è per questo. A un tratto il mio occhio è stato colpito da un particolare. Osserva il bordo di quell’anta. Non è liscio come, di solito, sono i bordi delle porte. Questo, invece, presenta degli intarsi orizzontali distanziati tra loro di una quindicina di centimetri, quasi che il falegname che le ha realizzate avesse voluto fare un disegno.»
«E cosa c’è di strano?» domanda la donna.
«Quando io guardo una porta ne osservo la forma, il colore, ma mai mi soffermo a guardare il bordo. È come se una porta avesse solo due dimensioni invece che tre», risponde il ragazzo.
«Hai ragione. Nessuno di noi si soffermerebbe a osservare il bordo di una porta», commenta Marco.
«Ebbene, in questa casa tutte le porte presentano lo stesso tipo di lavorazione sul bordo dell’anta.»
«Sarà stato un vezzo di Pieretti farsi fare così le porte», dice Rita
«È quello che mi sto domandando da dieci minuti. Per questo le sto guardando con molta attenzione. E ho la sensazione che uno degli intarsi non sia quello che crediamo», afferma Guido.


«Si sta per svegliare», dice un uomo uscito dal casolare.
«Perfetto. Allora cominciamo», risponde l’altro spegnendo la sigaretta e riponendone il mozzicone in una tasca della tuta. 
«Buongiorno Gennaro», dice dopo essersi avvicinato al tavolo di legno su cui è steso, legato supino, il vigilante.
«Cosa mi è successo?»
«Sei stato prelevato perché noi siamo curiosi, molto curiosi, e vogliamo che tu risponda ad alcune domande.»
«Chi siete?»
«Noi siamo dei fantasmi, ma questo non deve interessarti. Tu rispondi alle nostre domande e vedrai che tutto finirà presto. Inizio con la prima domanda. Mi spieghi come funziona il traffico di bambini che rapite dal CIE?»
«Di cosa vai parlando? Io non so nulla.»
«Gennaro, cominciamo male. Non abbiamo tempo da perdere. Devi capire che ti abbiamo trovato e che sappiamo cosa hai fatto. Quello che vogliamo sapere è il come, il perché e chi altri è coinvolto. Informazioni semplici.»
«Chi cazzo siete? Brutti pezzi di merda!» dice il vigilante cercando di muovere le mani.
«È inutile che ci provi. Sei legato alle gambe di un tavolo cementato al pavimento. Non puoi liberarti.»
«Cosa cazzo volete?»
«L’ho già detto, risposte alle nostre domande. Quindi te lo ripeto per l’ultima volta: mi spieghi come funziona il traffico di bambini che rapite dal CIE?»
«Vaffanculo, stronzo!»
L’uomo non si scompone per l’insulto prende una cosa dal tavolo e si avvicina a Gennaro.
«Visto che non vuoi parlare, tanto vale che io ti metta uno straccio in bocca, ma non preoccuparti, tra poco te lo toglierò e tu parlerai. Noi siamo il tuo peggior incubo. E sono sicuro che risponderai docilmente alle nostre domande quando avrai capito che facciamo sul serio», dice avvicinando il suo viso, coperto da un passamontagna, in modo che Gennaro lo possa vedere. Prende la mano destra del vigilante, ne stende le dita mentre il suo compagno mette un masso di cinque chili sul palmo per impedire la contrazione delle dita. Quindi, preso da sotto il tavolo un martello, colpisce l’indice del prigioniero con violenza. La guardia giurata si contorce per il dolore. L’uomo con il passamontagna non degna di uno sguardo il corpo che si sta muovendo tra gli spasmi. Stende di nuovo la mano e, alzato il martello, colpisce il dito mignolo. Il rumore delle ossa rotte rimbomba nel silenzio della stanza. La guardia giurata sviene per il dolore.

Cosa ne pensate? Come sempre fatemi sapere la vostra. Ringrazio di cuore l'autore per avermi dato la possibilità di conoscere il suo romanzo. Quindi non lasciatevelo scappare. A presto. 
Eleonora ❤

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