Segnalazione Solitude: L'Ultima Guardiana di Francesca Maggi

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Buon martedì a voi lettori miei! Oggi ho il piacere di segnalarvi un romanzo tutto fantasy!  
Ma bando alle ciance oggi voglio presentarvi un romanzo made in Italy. Quindi conosciamo meglio il romanzo... ;) 

Solitude: L'Ultima Guardiana

Titolo: Solitude: L'Ultima Guardiana
Autrice: Francesca Maggi
Editore: Libromania
Genere: Fantasy
Data di uscita: 12 Ottobre 2017
Prezzo ebook: 1,99 € (disponibile per Kindle Unlimited) | Link acquisto Amazon

Thea ha lunghi capelli neri, un cappuccio scuro sempre calato sulla fronte e non ama andare a scuola. Ne ha cambiate parecchie, ultimamente, a causa del lavoro dei suoi genitori. È la scusa che accampa nell’ufficio della sua nuova preside, che l’ammette all’anno scolastico non senza riserve, in completo di tweed e sguardo indagatore. Thea Jacobs è in realtà una giovane guardiana della Terra: deve preservare il pianeta dal disequilibrio tra bene e male ed è in guerra con le ombre scatenate dall’ira vendicativa di Aimon, discendente delle forze di Caos. È in pericolo: i nemici hanno fatto piazza pulita dei suoi compagni guardiani e lei deve fuggire, o la Terra ne subirà amare conseguenze. Intorno, anche le ultime persone care vengono meno e Thea rimane sola, fatta eccezione per Lucas, il suo compagno di banco. È un umano così mediocre… le fa una corte spietata e le è sempre fra i piedi. Colta in flagrante nell’atto di uccidere un nemico sotto mentite spoglie, Thea non ha più alternative e decide di coinvolgere il ragazzo in un’avventura che li porterà a scoprire mondi paralleli aldilà di ogni immaginazione. Salti spazio-temporali, portali magici, creature alate di innata bellezza aspettano i due compagni di scuola, così diversi eppure così vicini, entrambi alla ricerca del vero senso dell’amore e in balìa di quei poteri tutti umani che ognuno di noi possiede ma che nessuno mai si rende conto di avere.


autrice



Francesca Maggi (Guastalla, 1987) è cresciuta in provincia di Milano, per poi laurearsi in Marketing all’Università Bocconi. Oggi vive a Milano con il marito e il figlio e lavora in una società di software. Solitude: l’ultima guardiana è il suo romanzo d’esordio.





Estratto



CAPITOLO 1

Thea varcò l’atrio d’ingresso a testa bassa, fissando i suoi jeans neri strappati all’altezza del
ginocchio. Era la sesta scuola che cambiava negli ultimi due anni, e sapeva che non sarebbe stata
l’ultima. Ripensando a tutto quello che le era capitato, si chiese se scappare di città in città fosse
davvero l’unico modo per sopravvivere: era stanca di dover ricominciare da capo ogni volta. Dalla
morte dei suoi genitori non aveva fatto altro.
Si mescolò alla fiumana di ragazzini del primo anno, ancora eccitati per l’inizio della loro nuova avventura e curiosi di scoprire cosa avesse in serbo per loro la scuola superiore. Vide nei loro occhi ambizioni, aspirazioni, obiettivi. In lei, al contrario, non c’era nulla di tutto ciò: solo il profondo
desiderio che tutto terminasse il prima possibile. Osservò il corridoio piastrellato malamente, così simile a quello di tutte le altre scuole che aveva frequentato. I muri ingialliti, le porte delle aule piene di scarabocchi, e le bidelle già con quell’aria annoiata e malinconica che non avrebbe potuto che accentuarsi nel corso dell’anno.
Con le mani nella grande tasca della felpa, anch’essa rigorosamente nera, Thea si diresse verso la presidenza sperando che nessuno la notasse. I lunghi capelli neri uscivano dal cappuccio calato sopra la fronte.
Entrò quando mancavano pochi minuti all’inizio delle lezioni, convinta che questo avrebbe costretto la preside ad accelerare i tempi: non sopportava l’interrogatorio che precedeva ogni sua iscrizione a scuola. Le avrebbero fatto domande sulla sua vita, sulla sua famiglia e sui motivi che l’avevano costretta a trasferirsi di continuo. E lei come sempre avrebbe dovuto mentire.
«Thea Jacobs» disse la preside, sistemandosi gli occhiali a punta sulla cima del naso.
Thea alzò la testa, abbassò il cappuccio e annuì. «Sono io» rispose.
Maria Thompson fissò quella curiosa ragazza, all’apparenza ribelle e alternativa ma con il viso di una principessa: i lineamenti nobili, la pelle che ricordava la porcellana e gli occhi azzurri, profondi e intensi. «Seguimi» disse la donna. La Thompson era alta, più della media, e la sua andatura ciondolante le dava un aspetto precario e instabile. Amava indossare vecchi tailleur di tweed nella convinzione che la rendessero più autoritaria; in realtà, riuscivano solo a scatenare l’ilarità degli studenti. Quel giorno, sotto la giacca, portava una camicia bianca con un grande fiocco al collo che faceva sembrare il suo viso spento e spigoloso. Si sedette goffamente alla scrivania, e con un gesto invitò Thea a fare altrettanto.
La presidenza era arredata in modo semplice ed essenziale. Dietro il tavolo erano appesi alcuni attestati e vecchi articoli di giornale, tutti risalenti ad almeno dieci anni prima.
“River Creek migliore scuola della contea.”
“Il Wisconsin premia River Creek, orgoglio del Mid-West.”
Thea si chiese se fosse stata l’attuale preside a porre fine agli anni di gloria di quella scuola dispersa nel nulla.
La Thompson iniziò a sfogliare il fascicolo della nuova arrivata, interrompendo di tanto in tanto il silenzio con un sonoro “hmmm”, sollevando appena lo sguardo. Thea teneva la testa bassa, inspirando ed espirando profondamente. Quando la preside terminò la lettura dovevano essere passati sì e no pochi minuti, ma a Thea parve fosse trascorsa un’eternità.
«Vedo che hai cambiato moltissime scuole negli ultimi anni. Posso chiederti il motivo?» le domandò la donna, abbassando gli occhiali e abbandonandoli al collo, appesi alla catenella.
«I miei viaggiano molto» rispose Thea senza scomporsi «e così devo cambiare spesso scuola e città.»
«Davvero? E cosa fanno?» replicò lei.
«Consulenza aziendale. Salvano società in difficoltà, o qualcosa del genere. Sa, di preciso non lo so, non è che mi interessi molto a quello che fanno i miei» disse Thea, convinta che quella fosse la risposta che ogni ragazza di sedici anni avrebbe dato a una domanda sul lavoro dei propri genitori.
«Capisco. Qui mi segnalano che sei stata coinvolta in diverse risse. Vieni descritta come arrogante e violenta. Sei sicura che non sia questo il motivo che ha spinto i tuoi genitori a farti cambiare scuola?»
«Non sono affatto violenta» rispose Thea. «Non sopporto i bulli. Ho sempre difeso chi non poteva difendersi da solo, tutto qui.»
La Thompson aveva avuto a che fare con gli adolescenti per tutta la vita, e ormai sapeva quando
le veniva nascosta la verità. Una parte di lei avrebbe voluto trovare una scusa per non ammettere Thea a scuola, ma alla fine cedette.
«Domani dovrai portarmi tutti i documenti firmati dai tuoi genitori» disse infine.
«Assolutamente, non ne dubiti.»
La preside uscì e individuò in un gruppo di studenti una ragazza bionda vestita con un grazioso abito rosa lungo fino alle ginocchia.
«Amanda!» gridò.
La ragazza accorse a passo svelto, saltellando sulle sue scarpe basse.
«Amanda cara, accompagneresti in classe la nostra nuova alunna? Si chiama Thea.»
«Ma certo, preside!» rispose Amanda entusiasta, mostrando una dentatura bianca e perfetta. Senza lasciare a Thea il tempo di rimettersi le mani in tasca, la prese per un braccio e se la trascinò dietro.
Attraversarono a ritroso il corridoio, mentre Thea cercava di guardarsi intorno nel tentativo di memorizzare la posizione delle uscite di sicurezza e delle botole dell’aria condizionata.
«Che musica ascolti?» le chiese all’improvviso Amanda.
«Come, scusa?» disse Thea, vedendo che la ragazza bionda la stava fissando in attesa di risposta a una domanda che non aveva sentito.
«Che m-u-s-i-c-a a-s-c-o-l-t-i?» ripeté Amanda scandendo ogni lettera.
«Non ascolto molta musica, giusto la radio ogni tanto» disse Thea.
Amanda parve delusa ma non si scoraggiò, e prese a raccontarle degli ultimi film che aveva visto e dei suoi attori preferiti. Thea non poté fare altro che sorridere di fronte all’inarrestabile voglia di fare amicizia di quella ragazza.
Arrivarono in classe che la lezione di francese era appena iniziata.
«Vorrei presentarvi la nostra nuova compagna. Lei è Thea» disse Amanda ignorando il professore che la fissava, irritato per l’interruzione fuori programma.
Thea chiuse gli occhi e inspirò a fondo. Sforzò un sorriso e salutò senza entusiasmo con la mano destra i suoi nuovi compagni. Non furono in molti a ricambiare il saluto. Erano tutti intenti a inviarsi messaggi sul cellulare.
«Grazie Amanda, ora vai a sederti. Benvenuta Thea» disse il professore «puoi metterti lì, di fianco a Lucas, vedo un posto libero.»
L’uomo indicò un ragazzo con la testa a peso morto sulla mano, con lo sguardo perso nel vuoto.
Lucas sembrò risvegliarsi solo quando sentì pronunciare il suo nome. Vide Thea avanzare verso di lui e la fissò come catapultato in un film, immaginando di essere il protagonista che incontra per la prima volta la sua anima gemella.
Ne rimase abbagliato.
Imbarazzato, si affrettò a nascondere alcuni schizzi a cui stava lavorando, e con timore reverenziale osservò Thea prendere posto.
Lei si sedette accanto a lui senza dire una parola, si limitò a fargli un cenno di saluto con la testa.
«Cia-ciao» le disse lui balbettando «io sono Lucas.»
Lucas era magro, con i capelli folti e un viso innocente. Thea si domandò se avesse mai visto la sofferenza in vita sua.
«Thea» rispose lei, ignorando la mano che lui le aveva teso.
«E così nuova scuola, eh? Vedrai, ti ambienterai in fretta» tentò di nuovo Lucas.
In tutta risposta, però, Thea alzò gli occhi al cielo. Perché tutti dovevano per forza parlarle? Si
chiese. Non potevano semplicemente lasciarla in pace o limitarsi a fissarla in silenzio?
«Senti» gli disse «mi sono già ambientata, città bellissima, scuola bellissima. Ora lasciami seguire in pace la lezione.» Gli rispose di getto, guardandolo dritto negli occhi per essere sicura che recepisse il messaggio.
Quando però si accorse dell’espressione triste sul suo viso, si sentì in colpa. Quel ragazzo voleva solo essere gentile, ma lei non aveva scelta. Le regole erano chiare: non creare alcun tipo di rapporto con i terrestri. Se Leda e Tereo avessero scoperto che instaurava relazioni a scuola, sarebbero andati
su tutte le furie.
Thea cercò di concentrarsi sul libro e sulla voce monotona del professore, sebbene parlasse francese molto meglio di lui. Conosceva ogni lingua moderna o antica parlata sulla Terra, e questo le permetteva di spostarsi da una città all’altra senza problemi. Si chiese quanto tempo sarebbe potuta
rimanere prima che la trovassero di nuovo. Ogni volta era una corsa contro il tempo e più passavano i mesi, più i suoi nemici diventavano abili ad anticipare le sue mosse. Guardò i suoi compagni, totalmente ignari di ciò che stava accadendo intorno a loro. Promise a se stessa che avrebbe fatto di
tutto per mantenere l’equilibrio tra i mondi e impedire la distruzione della Terra.
All’improvviso, un rumore acuto interruppe la lezione.
In una frazione di secondo Thea scattò in piedi facendo ribaltare la sedia. Portò la mano al pugnale che teneva nascosto nei pantaloni, e un attimo prima di estrarlo si accorse dell’espressione perplessa sul volto dei compagni. Qualcuno in fondo all’aula soffocò una risata.
Fu il professore a rompere il ghiaccio.
«Bene» disse «mi sembrate ansiosi di terminare questa lezione.»
Tutti scoppiarono a ridere e Thea tornò a sedersi imbarazzata: era solo quella stupida campanella.
Non si era ancora abituata ai rumori improvvisi. Per fortuna nessuno aveva notato l’arma nascosta sotto i jeans.
Lucas fu l’unico a non ridere di lei, la guardò invece con aria comprensiva.
«È il nervosismo del primo giorno, poi passa» le disse.
«Certo, grazie» gli rispose lei abbozzando un sorriso.
«Se dovessi avere bisogno di qualcosa chiedi pure senza farti problemi, sono a tua disposizione» continuò lui.
«Ok, lo terrò presente» gli disse Thea, sforzandosi di apparire normale.
«Ah, e se vuoi fare un giro della città...»
«Lucas!» lo interruppe Thea. «Ora non ti allargare. Ho detto grazie.» Prese i suoi libri e uscì senza voltarsi.
Cercò di trascorrere la giornata senza dare nell’occhio, declinando con educazione l’invito di Amanda a trascorrere insieme la pausa pranzo e l’ora di studio pomeridiano. Sapeva che i primi giorni
sarebbero stati i più difficili, ma ben presto tutti l’avrebbero identificata come quella “bella e strana”.
A quel punto, nessuno le avrebbe più chiesto di uscire.
Quando anche l’ultima campanella suonò, Thea trasse un sospiro di sollievo e si diresse spedita verso il suo armadietto per riporre i libri di matematica.
«Com’è andato il primo giorno?» le chiese Lucas comparendo accanto a lei.
«Normale» rispose Thea.
«Ti piacerà River Creek» le disse Lucas cercando di incoraggiarla.
«L’importante è sapersi adattare. Chi non si adatta è destinato a morire» gli rispose.
«Sì… certo» disse Lucas, indeciso su come interpretare quella frase. «Comunque il mio invito per fare un giro della città è sempre valido. Il cinema in fondo alla strada proietta vecchi film in bianco e nero. Se hai voglia potremmo andarci insieme qualche volta.»
«Mi stai chiedendo di uscire con te?» domandò Thea chiudendo l’armadietto e mettendosi lo zaino sulle spalle.
Lucas abbassò la testa e si passò una mano tra i capelli.
«So cosa significa essere i nuovi arrivati. Mi sono trasferito qui da Chicago a quattordici anni, e
ci ho messo un po’ a farmi degli amici.»
«Non devi preoccuparti per me. Me la cavo anche da sola.»
Lucas sorrise. «Ok, come vuoi. Se vuoi fare la dura a tutti i costi mi sta bene.»
«Lucas, io sono così. Non cercare di trovare in me qualcosa che non esiste» rispose Thea, seria.
La conversazione con quel ragazzo stava diventando troppo intima per i suoi gusti.
«Sarà, ma credo che tu sia più dolce di quello che vuoi apparire.»
«Purtroppo ti sbagli. Io…»
Thea venne interrotta da un urlo in fondo al corridoio: un ragazzino magro dai capelli ricci e biondi era stato scaraventato con forza contro gli armadietti. Thea e Lucas si avvicinarono e si unirono alla folla di ragazzi che assisteva alla scena. Nessuno sembrava intenzionato a intervenire. Alcuni incitavano persino al combattimento, ma era ovvio chi avrebbe avuto la meglio.
«Cavolo, se la prendono sempre con il piccolo Jimmy» disse Lucas, ma si accorse che Thea non era più accanto a lui.
«Thea, dove vai?» le gridò, ma lei aveva già lasciato cadere a terra lo zaino e aveva raggiunto il ragazzo che era stato colpito.
Lo aiutò a rimettersi in piedi, mentre intorno a lei tutti iniziarono a bisbigliare.
«Si può sapere cosa stai facendo?» le chiese a voce alta un ragazzo grande e massiccio. Doveva pesare almeno novanta chili, le guance erano paffute e arrossate, e gocce di sudore gli colavano sul collo.
Thea lo ignorò e disse a Jimmy di andarsene. Lui non se lo fece ripetere due volte e si allontanò.
«È troppo facile prendersela con i più piccoli. Impara a misurarti con quelli della tua stazza, grassone» disse Thea.
«Come mi hai chiamato?» rispose il ragazzo avvicinandosi a pugni stretti.
Fu allora che Lucas si fece avanti e si mise tra loro.
«Peter stai calmo. È nuova, non ti conosce nemmeno. Lascia che le parli io» disse.
«Non c’è bisogno che mi spieghi che razza di codardo sia, lo vedo benissimo anche da sola» disse
Thea.
«Sei fortunata, non picchio le ragazze. Se fossi un uomo, saresti già a terra a implorare pietà!» le gridò Peter, digrignando i denti e stringendo i pugni.
«Non picchi le ragazze? Strano. Ho avuto l’impressione che i soggetti più deboli di te fossero la tua specialità» continuò Thea.
Peter spostò Lucas con un braccio e si portò a pochi centimetri da Thea: il suo petto si abbassava e si alzava velocemente, mentre tentava di controllarsi.
«Non avere paura. Prova a colpirmi» gli disse Thea sorridendo.
Lucas intervenne di nuovo, e questa volta prese con violenza Thea per le spalle e l’allontanò da Peter. Fu sul punto di dirle di non fare la sciocca, di farsi da parte e non iniziare una rissa che avrebbe
certamente perso, ma nel momento stesso in cui posò le mani su di lei entrambi furono colpiti da una potente scossa, come se una scarica elettrica li avesse attraversati da parte a parte. Per lo spavento e il dolore Lucas lasciò la presa, facendo qualche passo indietro. Si tastò le braccia doloranti che tremavano ancora. Fissò Thea sotto shock, senza capire che cosa fosse appena successo, e notò che anche lei aveva un’espressione sconvolta sul viso. Thea aveva già avuto contatti con gli umani in passato, ma non
aveva mai provato nulla di simile.
«Non finisce qui, hai capito?» Peter si allontanò. Anche la folla si disperse: quel pomeriggio non
sarebbe più accaduto nulla di interessante. Né Thea né Lucas, però, parvero accorgersene.
«Che cosa…» disse Lucas.
«Devo andare. Ci vediamo domani» disse Thea agitata dirigendosi velocemente verso l’uscita.
«Ehi, aspetta!» gridò Lucas. «Che cosa è successo poco fa? L’hai sentita anche tu quella scossa?»
«Non era niente Lucas» rispose Thea.
Lucas la guardò allontanarsi. Chi era quella strana ragazza?

Io voglio ringraziare davvero tanto di cuore l'autrice per avermi dato la possibilità di segnalare il suo romanzo. Auguro all'autrice un grosso in bocca al lupo per il suo romanzo, e sono sicura che avrà tantissimo successo. 
Con voi lettori miei ci aggiorniamo presto. Come sempre fatemi sapere la vostra. Vi abbraccio. Buona serata a tutti,
Eleonora ❤

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